MORTE
DI UNA DOTTORESSA.
Una
cosa che colpisce subito quando si guarda una carta geografica dell’Africa,
sono i confini di Stato spesso nettamente lineari. Sono così perché a
disegnarli non è stata la storia dei popoli che là vivono e vivevano ma le
varie potenze coloniali che nel 1800 e agli inizi del 1900 se la sono spartita.
Anche l’Italia, nel suo piccolo, ha cercato la sua parte in Somalia, in Libia,
in Etiopia.
Il
colonialismo, inteso come occupazione militare, è quasi scomparso. E’ stato
però sostituito da un imperialismo economico per cui un enorme fiume di risorse
(petrolio, diamanti, metalli preziosi, ecc.) parte dall’Africa per contribuire
alla ricchezza dell’Occidente (e di recente della tossCina) ricevendone spesso
in cambio rifiuti tossici e scorie radioattive.
C’è
chi si rende conto di questa quotidiana rapina che porta miseria, malattie,
morte e distruzione in un intero Continente. Un Continente Ricco (in un
prossimo post parlerò delle ricchezze del Congo ad esempio). Un Continente
bellissimo. Un Continente dove peraltro è nata 4 milioni di anni fa in una
località chiamata Valle del Rift per poi diffondersi su tutto il Pianeta.
C’è
chi si rende conto di questa quotidiana rapina e, orfano di una politica
internazionale, decide comunque di dedicare tutta, o gran parte della propria
vita, recandosi là per offrire la propria professionalità e il proprio aiuto:
una sorta di risarcimento volontario fatto anche a nome degli indifferenti e
perfino delle canaglie che usano le popolazioni residenti come carne da macello
per farsi la guerra per interposta persona e impadronirsi delle risorse
africane (se penso anche al cane a sei zampe, non è per caso).
C’è
chi, come la dottoressa Rita Fossaceca che, al seguito dell’Associazione Onlus “For
Life”, è andata in Kenia ad occuparsi di bambini in difficoltà, condividendo
con le popolazioni del luogo scarsità di cibo, di acqua, di medicinali, di
sicurezza.
Rita
è stata uccisa in un tentativo di rapina, così dice la cronaca.
Rita
è stata uccisa mentre cercava di restituire con le sue forze e con la sua
bontà, una briciola infinitesimale di quello che i Paesi Ricchi rapinano all’Africa.
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